lunedì 20 aprile 2015

Un evergreen - Cavour 313

Venerdì sera le piccole erano invitate al compleanno a sorpresa di una loro amichetta e io e mio marito ci siamo trovati soli soletti, con un certo appetito e qualche ora di libertà davanti. In onore di antichi ricordi abbiamo scelto un evergreen, un posto dove torniamo sempre volentieri, di tanto in tanto, da ormai più di 25 anni. La prima volta mi ci portò proprio lui, credo intorno al 1990 o giù di lì, quando ancora di vino non mi interessavo. Eppure il posto mi piacque subito per l'atmosfera semplice e raccolta di vecchia bottiglieria. Giudicare un pezzo di felici ricordi non è facile, perché ogni volta che ci torno l'attenzione a quel che assaporo è rubata da tutto quello che mi torna alla mente di quegli anni ormai così lontani e delle tante occasioni in cui ci sono stata in seguito, amore, amicizie...
Cavour 313 è rimasto quello di sempre, all'esterno una insegna di vini e liquori d'annata, all'interno un arredamento di vecchia data tutto in legno, un'infinità di bottiglie sospese pericolosamente sopra la testa su assi agganciati al soffitto, panche e tavoli in massello. Nessuna concessione alle mode, il design qui non è mai entrato... che è uno dei motivi per cui mi piace tanto. Il pavimento credo sia ancora quello dell'originale rivendita del 1935, almeno ne ha tutto l'aspetto e il consumo. La lista dei vini è vasta, un inesperto è meglio si faccia consigliare da uno dei titolari, gente che sulla faccenda è ben informata. Non dalle cameriere che, anche se gentili, non danno l'aria di saperne molto, al massimo qualche ordine di scuderia. Noi scegliamo un Blauburgunder 2013 - Muri Gries, un pinot nero di una nota e antica azienda vinicola altoatesina, buon prodotto a prezzo ragionevole per accompagnare il filetto di maiale in crosta di pistacchi e porro e il piatto di carni stagionate (bresaola di bufalo, cecina de Leon, prosciutto di Sauris) che iniziamo a ordinare.

Caratteristiche del vino, oltre alle note di frutta e alla leggera speziatura derivante dal passaggio in legno grande, sono una discreta freschezza e acidità al gusto e un aroma un po' particolare che a me ricorda... il profumo della carne cruda in una buona macelleria. Si, lo so, le mie note di gusto sui vini sono poco convenzionali. Ma credo sia giusto cercare di raccontare aromi e profumi, di per sé indescrivibili a parole nonostante tutti gli sforzi degli esperti del settore, con quello che la memoria volta per volta ci fornisce e che non sarà mai lo stesso per tutti gli assaggiatori. Meglio una associazione di idee un po' stravagante ma che tenta di comunicare una emozione che utilizzare solo termini stereotipati. Altrimenti, nonostante i vini siano tutti diversi, le loro descrizioni si omologheranno sempre sulla solita frutta rossa in tutte le declinazioni, le spezie, le note fumé... ma quello che rende quel vino diverso dagli altri difficilmente potrà essere colto e trasmesso. Vabbe' vi ho annoiato abbastanza, in ogni caso quella caratteristica un po' sanguigna del vino ha accompagnato benissimo la carne bianca del filetto di maiale e gli affettati, con le loro speziature e affumicature. I piatti sono buoni, ma non speciali. Il maiale è tenero e la farcitura saporita e non salata, ma non siamo all'altezza di un ristorante di livello, gli affettati di qualità, ma non il top delle rispettive categorie. Per finire la cena veloce - dobbiamo sempre tornare a ritirare le bambine all'uscita della festa - ci facciamo tentare da una porzione di pecorino di fossa accompagnato da un'ottima mostarda di fichi e, come consiglia il menu, da un bicchiere di Verdicchio Passito 2004 - Garofoli (non metto il link perché il sito web dell'azienda è di una navigazione impossibilmente lenta), un prodotto di qualità, con la giusta complessità di fichi e datteri che serve per rivaleggiare con il saporito pecorino, stemperandone la sapidità in dolcezza. Ma dopo mezza bottiglia di pinot, la mia capacità di giudizio è un po' ottenebrata nonostante il mio sguardo attento e pensieroso non lo tradisca. Vero?
Forse una bella passeggiata nei meravigliosi dintorni del locale (via dei Serpenti e zone limitrofe) non ci sta male prima di andare a far convenevoli con i genitori degli altri bambini.
Tornando a noi, Cavour 313 è sempre nel mio cuore, un posto cui perdono qualche distanza dall'eccellenza in virtù del suo essere stato il primo e di mantenere quell'aura di convivialità gourmet di vecchia data. Se amate le emozioni del vino e della tavola, ne uscirete di certo soddisfatti, è un pezzo di storia  che non può non essere amato anche se il conto non regala molto. Da bere, troverete qualsiasi cosa desideriate e non è poco. Se avete bambini che apprezzano salumi, formaggi e sfiziosità fate molta attenzione a portarli con voi, la situazione potrebbe scapparvi di mano e ne uscireste con una spesa paragonabile a un ristorante di buon livello, ve lo dico per esperienza. D'altra parte, i vostri figli saranno bene accetti. Uno dei proprietari mi confidava che vede un futuro di decadenza per attività come la sua perché la clientela tende progressivamente a invecchiare. "I giovani non sanno più bere", mi confida, "ormai passano le serate a riempirsi di alcol a buon mercato e cibi scadenti". Se vi capita, fateci un salto con i vostri piccoli buongustai e smentitelo, ve ne sarà riconoscente.

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