martedì 23 giugno 2015

Un'osteria a Cosenza




Si, sono mancata per qualche giorno. Il fatto è che mi sono concessa un velocissimo fine settimana a Cosenza, città nella quale non mi era mai capitato di passare. Cosenza, come Trieste, è città di tuffatori, una delle mete abituali dei circuiti di gara italiani grazie al suo bell'impianto comunale. Così, dovendo accompagnare la mia piccola Irene al suo esordio nelle competizioni nazionali, ho approfittato per visitare, con le altre due figlie, questa bellissima e trascurata città. Il centro storico, i cui vicoli si dipanano attorno alla confluenza del fiume Busento nel Crati e su per le colline circostanti, è davvero una perla. O meglio, lo sarebbe, se solo potesse essere conservato e restaurato come dovrebbe.
La bellezza degli antichi palazzi, della pietra, delle logge, delle balconate, dei portoni è insultata da abbandono, crolli e incuria che però non riescono ancora a annientarla. Spezza il cuore immaginare come potrebbe essere salvato un patrimonio del genere e che valore potrebbe avere, se solo... tutto fosse diverso! Basta percorrere quella che viene chiamata "autostrada" per arrivare fin lì per capire quanto si è ancora lontani da qualsiasi possibilità di vera rinascita di quella bellissima terra che, all'origine della civiltà, faceva invidia al mondo. In ogni caso, Cosenza è un posto che merita di essere visto e sono felice di averla girata a piedi in lungo e in largo per una giornata, saziando il mio appetito di scorci pittoreschi... ma finendo per incrementare a dismisura quello di buona roba cucinata! Tra i diversi localini più o meno tipici incontrati durante la scarpinata, abbiamo finito per scegliere Nu Quartu e Nu Stuaccu

Le recensioni ne parlavano bene, un piccolo locale aperto da poco guidato da un oste "particolare" e il nostro istinto sulla soglia ci ha convinto a entrare. Eravamo in cerca di qualcosa di semplice, con una offerta appetitosa ma con un taglio da osteria, un posto da gourmet di taverna... e siamo stati serviti onestamente. 
Ci ha accolti con grande cordialità Ciuffo in persona, davvero un tipo che non si dimentica, estroverso come può esserlo un cabarettista passato ai fornelli e con un localino cucito sulla sua personalità come un abito, compresi i simpatici cartelli appesi un po' ovunque e persino in bagno. Da Ciuffo si beve solo acqua e vino, lui ci tiene a dirlo, come in una vera osteria. Potete scegliere il vino della casa o una delle poche bottiglie in vista, come abbiamo fatto noi decidendo per un locale Cirò Rosso Classico D.O.C. di non troppe pretese. 
Da Ciuffo, poi, non si mangiano primi. Tutto è vasto antipasto misto, composto di cosette tipiche e sfiziosità, e, se proprio si ha ancora fame dopo il girotondo di assaggi, si può passare a secondi di carne in varie preparazioni. Ci sono stati serviti in sequenza, su taglieri di legno e in ciotoline di coccio in ossequio alla estrema semplicità del locale:

sedano, ricotta, uova e carpaccio



- sedano crudo con burro e alice
- ricottina di capra con le more
- uova di quaglia con olio al tartufo
- carpaccio di manzo all'aceto balsamico

involtini di sarde e pancetta




frittatina di cipolle









pecorino calabro grigliato con  granella di pistacchi

 
polpettine calabresi di carne fritte


straccetti di pollo fritti al pesto









frittata di patate



lingua di maiale in salsa verde


Tutto è semplice e ben preparato, ma le sarde con la pancetta hanno meritato il plauso di tutta la famiglia che si è divisa tra il pecorino grigliato, gli straccetti al pesto e le polpettine per le altre preferenze e che poi, non contenta, ha ordinato un bel secondo di carni: un tagliere su cui hanno fatto la loro comparsa una tagliata alla rucola e aceto balsamico, delle cotolette di maiale panate e del maiale al rum, tutte preparazioni semplici ma gustose, con la tagliata saporita anche se leggermente troppo innervata e il maiale al rum, invece, così riuscito da sparire all'istante.
Alla fine della serata le bambine si sono dette soddisfatte della quantità e dei sapori e del loro giudizio mi fido. Però non hanno gradito troppo il fatto che non ci fossero dolci in offerta, altro limite del taglio molto semplice dato al locale. A noi adulti è andata meglio con distillati un po' rustici ma di buona fattura, un rum aromatizzato all'uva e un originale liquore di finocchio.
Alla fine dei conti, un'onesta osteria che ci ha offerto una cena semplice e gustosa e, nonostante gli ingredienti e le fritture, nient'affatto pesante. Un buon posticino, nel suo stile essenziale ma accogliente, l'alternativa di gusto alla pizzeria se vi trovate da quelle parti. Il conto non regala nulla, ma neppure eccede: considerato su standard romani, è decisamente modesto. Localino consigliato!

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