lunedì 28 settembre 2015

Ciambella di pere montasio e noci.


Per questa ciambella salata ho sfruttato un altro dei miei abbinamenti preferiti: pere e formaggio. Visto il grande successo ottenuto con i crostini di pane integrale sg con pere e formaggio ,  ho deciso di cimentarmi in una ricetta un po' più impegnativa, una torta salata. Il risultato è stato eccellente, sicuramente da ripetere.
Questa volta ho utilizzato il  "Montasio",  formaggio friulano a pasta cotta, semidura, ottenuto esclusivamente da latte bovino.

 
Ingredienti 
500g di farina 
(revolution per una ricetta senza glutine)
200g di pere
200g di montasio
3 uova
180ml di latte
50g di burro a pomata
1 cucchiaio di olio di semi
1 bustina di lievito di birra
1 bustina di lievito per torte salate 
70g di noci sgusciate
10g di sale
pepe




                                         Settaciate la farina in un recipiente assieme alle due bustine di lievito. 
Unite l'olio e il burro a pomata. Amalgamate con un cucchiaio di legno. A parte sbattete le uova con il latte e unitele all'impasto precedente assieme al sale e al pepe. Unite le pere e il formaggio tagliati a dadini e i gherigli di noci tritati grossolanamente. Imburrate e infarinate uno stampo da ciambellone del diametro di 28cm e distribuitevi l'impasto. Lasciate lievitare circa 1 ora. Mettete in forno già caldo, non ventilato, a 180° per  40 minuti.Sfornate, lasciate freddare, sformate e servite. Ottimo come accompagnamento per delle fette di salame in un aperativo cenato.  Buon Appetito!




domenica 27 settembre 2015

Fragranza profonda: Otello Nero di Lambrusco 2014 Ceci



www.lambrusco.it. Associare alla propria azienda un nome di dominio di questo tipo la dice lunga. Significa che pensi di produrre "Il Lambrusco", non "un lambrusco" e che ti sei attrezzato per dimostrarlo. Aggiungiamo la storia della famiglia Ceci, che non parte dalla cura della vigna, ma da quella dell'ospite: il capostipite, Otello, non era contadino, ma oste e le uve non le produceva, ma le assemblava per il piacere dei suoi avventori. Non c'è da stupirsi, allora, che la produzione Ceci sia indirizzata dall'attenzione al marketing e al gusto del pubblico. Ciò non toglie - o forse è proprio per questo - che il loro lambrusco Otello Nero è probabilmente il migliore in circolazione, l'unico a aver raggiunto la vetta delle classifiche enologiche e di sicuro il migliore che io abbia provato. Il lambrusco non è un vino che amo particolarmente, troppo semplice e scontato, ma questo è diverso e quando c'è da accompagnare un piatto di grassi salumi, lo zampone di Capodanno o qualcosa di simile lo prendo sempre in considerazione. Ha un bellissimo aspetto nel bicchiere, di un porpora scuro e vivace, con una spuma violetta e densa. Il profumo, a differenza dei classici lambrusco, è profondo e complesso, di ciliegia viva, ma anche di fiori, e con note evidenti di fragola e crema pasticcera. Lo assaggi e ti colpisce per freschezza e pienezza: ciliegia e fragola in uno spunto dolce che poi è mitigato da un finale tannico ben accennato. È un vino vivo, vivace, fragrante, fresco, pieno e piacevole. Per la tipologia non si può chiedere di più, davvero può essere considerato "Il Lambrusco". Ancora non ne ho assaggiato uno comparabile. Lo potete trovare a circa 10€ e, nel suo genere, non merita meno di 88/100 per pregio di fattura.

mercoledì 23 settembre 2015

Cavallo da battaglia: Pinot Bianco Alto Adige D.O.C. 2014 Terlano


Qualcuno, giorni fa su Facebook, chiedeva consigli per un bianco da accompagnare a pesce alla griglia e gamberoni. Un'ottima scelta potrebbe essere il vino di oggi, che unisce un indiscutibile valore enologico a un prezzo modesto e regala grandi emozioni. Il pinot bianco, in Italia, ha  il suo territorio di vocazione in Alto Adige e la Cantina Terlano è una delle più antiche cantine sociali della zona, con più di cento anni di storia all'attivo. Da questa centenaria esperienza e da una grande terra da vino nasce il Pinot Bianco Terlano, dalla lavorazione in cantina piuttosto semplice ma dal grande fascino. Ha un colore paglierino, appena accennato, molto trasparente, di grande leggerezza, eppure regala un profumo ampio e complesso di fiori bianchi e frutta, ananas, agrumi e lieviti. Una particolarità che ho notato è la coincidenza temporale della sensazione agrumata con la nota di lieviti, che in altri vini sono più marcatamente separate. Qui, e anche all'assaggio, le due sfumature sono esattamente fuse insieme, contemporanee e penetranti e terminano in un finale appuntito di pepe bianco. Molto fresco al gusto, equilibrato,di giusta sapidità,  ripresenta al palato gli agrumi e l'ananas insieme a evidenti note minerali di selce e finisce con un retronaso piacevole, lungo e profumato. Un gran bel vino, vero cavallo di battaglia su piatti di pesce e primi delicati, sempre una mossa vincente. Coi i suoi soli 11€ in enoteca, raggiunge senza fatica gli 88/100. Da non mancare.

giovedì 17 settembre 2015

Un nome da difendere: Langhe Rosso D.O.C. Cremes 2013 Gaja



Gaja è un nome nel vino. Forse il nome. Per questo ogni prodotto che porta quel nome genera aspettative, perfino il vino più semplice della grande famiglia, il Cremes, un dolcetto con qualche aggiunta di pinot nero che approfitta anche, per migliorarsi, di un breve passaggio in botte.
L'ho preso per accompagnare dei formaggi stagionati e l'ho aperto con la curiosità che merita il rappresentante minore di una grandissima stirpe di bottiglie. Il colore nel calice è bello davvero: rubino-porpora, cremisi come dice il nome che appunto quello significa, trasparente e molto vivo. Gli archi sono stretti e il vino lacrima lento, buoni auspici di un bel risultato in degustazione. Avvicino il naso per coglierne il profumo. Ciliegia piena, piuttosto diretta, con leggerissime note erbacee che mi ricordano i pomodori verdi e lontanissimo origano... ma la complessità generale non è molta, sono un po' delusa. Al palato l'ingresso è pieno, ma non troppo complesso, ancora ciliegia e frutta rossa che poi chiudono in un finale pulito e non troppo lungo e con un tannino di seta, non aggressivo. Il vino è tutto qui, buono ma senza slanci, di corretta fattura ma poco emozionante. Un po' poco per il nome che porta e per il prezzo che lo riflette. È stato un buon compagno sui formaggi di media e lunga stagionatura che avevo in tavola, non ci si può lamentare della sua prestazione sul cibo, non fosse, come dicevo, per le aspettative con cui si apre una bottiglia del genere. I 20€ che mi è costato, un ottimo prezzo per il Cremes, sono comunque un po' troppi per gli 84/100 che mi sento di attribuire a questo vino, di certo ben fatto, ma che manca di scatto e di fascino. Lo berrei ancora, ma non lo ricomprerei.

domenica 13 settembre 2015

Il gioco delle perle di vetro: Eiswein Cuvée 2011 Kracher



Gli eiswein, miracoli di enologia estrema, esercitano un gran fascino sugli appassionati di vino. Sono piccoli demoni in bottiglia creati da una faticosa magia che estrae il cuore caldo e dolce dell'uva dal suo frutto stremato dall'appassimento e assediato dal gelo. Aspettare le freddissime notti di fine anno per raccogliere i grappoli a mano, con gli acini che a -10° sono duri come le pietre di una collana, perle di vetro, strappandoli ai paesaggi di ghiaccio dei vigneti invernali, non deve essere una pratica di tutto riposo. Se aggiungete che dagli acini ghiacciati si estrae pochissimo succo e che ci vogliono quattro chili d'uva per tirar fuori una mezza bottiglia da 375ml di nettare, il loro prezzo al consumo sconsiderato diventa molto più comprensibile. Ma vale la pena esercitare una pratica del genere? Se ne avete mai provato  uno, potete rispondervi da soli. L'estrazione del mosto dall'uva ghiacciata consente un piccolo miracolo: mantenere viva l'acidità del vino nonostante la sua estrema dolcezza, ottenendo un prodotto molto diverso dai caldi passiti delle nostre vendemmie tardive, più morbidi e avvolgenti ma meno scattanti.

Ieri sera, per la prima volta nella mia vita, ho avuto il coraggio di offrirmene uno. Sì, comprandomene una intera mezza bottiglia, senza aspettare la solita degustazione per assaggiarne quantità da rimpianto. Ho scelto un Eiswein Cuvée 2011 Kracher per accompagnare, come da regole canoniche, un blu di capra e un erborinato alla birra, che facevano parte della mia cena di formaggi e salumi insieme a del caciocavallo di Agnano, del brie, del pecorino siciliano, del monteveronese, del chorizo Joselito e un prosciutto Nero di Parma che meriterebbe una nota di merito da solo.



Della cantina che lo produce, del clima speciale e della vocazione enologica del territorio austriaco da cui proviene, dell'esperienza dell'uomo che ha portato i vini dolci del Burgenland a competere con lo Château d'Yquem, non vi dirò nulla, qualcuno ne ha già parlato, vi dirò piuttosto come e perché questo campione venuto dal gelo ha reso unica la mia serata.
L'Eiswein Kracher ha un colore oro perfetto e limpido, ma leggero, non carico, mentre ha una buona densità nel bicchiere. Il suo profumo è sublime, complesso, ampio. Frutta candita, aromi erbacei, albicocca secca, ananas e miele sono solo alcune delle più marcate tra le infinite note di fiori e frutta che potete riconoscerci, accompagnate da altre più minerali e persino di resina, i "toni balsamici" dei puristi della comunicazione del vino. Al palato è fresco nonostante l'estrema dolcezza delle sue sfumature in cui si ritrovano amplificati tutti i profumi che il naso ha raccontati, vi accompagna coccolandovi a lungo in mille emozioni e termina  lungo e appagante in un finale di fichi e di miele scolpito però nella pietra della accentuata mineralità. Dolcissimo e non stucchevole, di meravigliosa eleganza. Gustato sugli erborinati è un'esperienza trascendente, da fare in silenzio, evitando con cura le occasioni in cui ci siano commensali chiassosi, per lasciar tutto lo spazio possibile ai sensi dell'olfatto e del gusto impegnati ad inseguire le mille e mille tracce di aromi e fragranze che vi torneranno alla mente. Non meno di 93/100 che vi faranno dimenticare i più di 100€ al litro di questa ambrosia.
Prosit!

sabato 12 settembre 2015

Nero d'Avola D.O.C. 2012 Morgante



Quello di oggi è uno dei vini con il miglior rapporto qualità prezzo che conosca e una continua riconferma di valore enologico anno dopo anno.
Lo compro da anni e lo bevo sempre con soddisfazione. 8€ spesi benissimo per un vino che dà emozioni e rimane impresso nella memoria.
Il Nero d'Avola Morgante ci offre in purezza il vitigno autoctono, una volta utilizzato solo come uva da taglio e oggi assurto alla dignità di una DOC con interessanti rappresentanti, come il meraviglioso Don Antonio, suo fratello maggiore di ben altro prezzo. La cantina che lo produce, l'azienda Morgante situata sulle colline della provincia di Agrigento, ha fatto del nero d'Avola il suo unico cavallo di battaglia focalizzando su di esso la ricerca della massima qualità estraibile da quell'uva.
Il Nero d'Avola è il suo prodotto base, se così si può definire un vino tanto piacevole e complesso. 
La vendemmia 2012 ha un colore rubino brillante, limpido sì, ma di una limpidezza molto densa e con dei riflessi molto belli. È un vino di peso, dall'elevato contenuto alcolico, il sole di Sicilia gli ha donato un corpo ricco e denso che si mostra in lente evoluzioni sulle pareti del cristallo. Ha un profumo intenso e complesso che a note di base di ciliegia accompagna ricordi di spezie, pepe, liquirizia e... salamoia! Strano? Oggi molto meno che nel passato. In bottiglie di annate precedenti, il profumo e il sapore della salamoia dei cartocci di olive verdi che vendevano nei parchi quando ero bambina erano inequivocabili, seppur declinati benissimo in una armonia generale con il resto della struttura aromatica e rappresentavano la nota individualissima di questo vino. Una nota così marcata e particolare di olive che permetteva abbinamenti azzardati e sperimentali con il cibo, ad esempio con una bella tagliata di tonno fresco al sesamo, come ricordo di aver fatto con un'annata 2008. Nel Nero d'Avola 2012 quel carattere così speciale rimane appena riconoscibile, sia al naso che al palato, celato da una sfumatura ben più marcata di liquirizia e da accenni aromatici di resina di pino. Tutto lo spettro di aromi è amalgamato con bella armonia nel gusto, fresco nonostante una certa molle dolcezza e con un tannino preciso e non predominante. Termina con un finale non troppo lungo su note eteree e con un retronaso che ricorda un po' il caffè. Non ha l'opulenza, l'eleganza e la forza dei grandi vini, ma per quanto costa è difficile immaginare di poter rimanere delusi dalle molte sensazioni che offre. Un plauso, dunque, anche per questa annata, dal profilo meno unico delle precedenti ma dagli aromi più nobili e armonici. 86/100 per un vino adatto a molta cucina, alle carni e ai formaggi, ma anche a bei primi conditi con verdure e ragù, melanzane alla parmigiana o ai peperoni ripieni con i quali l'ho gustato io.

giovedì 10 settembre 2015

Peperoni ripieni di carne e salsiccia





Con questa ricetta ci prepariamo a salutare i peperoni. Li troveremo ancora per poco sui banchi del mercato, quindi approfittiamone finchè possiamo.
Il successo di questa ricetta dipende quasi interamente dalla qualità dei peperoni impiegati: devono essere piccoli, quadrati e, cosa importante, devono avere una buccia sottilissima, che non si stacchi dalla polpa durante la cottura.

Ingredienti per 15 piccoli peperoni

1 salsiccia
150g di macinato di manzo
50g di mollica di pane raffermo (2 fette di panfette nutreefree per gli sglutinati)
50 ml di latte
2 cucchiai di parmigiano
olio evo q.b.



Tagliate la calotta ai peperoni e svuotatene bene l'interno dai semi.
Togliete il budello alla salsiccia e mescolatene la pasta al macinato di manzo.
Frullate la mollica di pane e unitela al mix di carne e salsiccia.
Aggiungete anche il latte e il parmigiano e amalgamate bene il composto.
Ungete l'interno delle coppette di peperoni, riempitele col composto di carne, richiudete con la loro calottina e infornate per 40' a 180° in una pirofila con 4 cucchiai di olio evo bene distribuiti sul fondo. La presenza della salsiccia garantisce la giusta sapidità al piatto che non necessita quindi di aggiunta di sale.
Ottimo secondo piatto da preparare in anticipo nel caso di una cena con ospiti.
Buon appetito!


lunedì 7 settembre 2015

Risotto zucca e salsiccia




Visto il successo dell'abbinamento zucca-salsiccia nei muffin, perchè non riproporlo? Questi due ingrtedienti si sposano così bene che non ho potuto fare a meno di celebrare il loro matrimonio una seconda volta. Consacra l'unione un meraviglioso vialone nano.

Ingredienti per 4 persone

300g di riso vialone nano
150g di salsiccia 
200g di zucca sbucciata
uno scalogno
vino bianco per sfumare 
1l di brodo vegetale
4 cucchiai di olio evo 
1/2 bicchiere di vino bianco secco
sale q.b.
4 cucchiai di parmigiano
pepe




Preparate un brodo vegetale facendo bollire per circa due ore una costa di sedano, una carota, una cipolla, un pezzetto di porro, uno spicchio di aglio, una zucchina e un ciuffetto di prezzemolo e sale quanto basta (1 o 2 cucchiaini per litro secondo il gusto personale).
Tagliate la zucca a piccoli cubetti, da mezzo cm di lato.
Rosolate lo scalogno tagliato a fettine in un tegame nel quale avrete scaldato l'olio.
Appena lo scalogno comincerà ad appassire, aggiungete la pasta di salsiccia estratta dal budello e sbriciolata. Fate andare per qualche minuto.
Aggiungete i cubetti di zucca e coprite con un coperchio. Lasciate cucinare a fuoco basso per 5 minuti, quindi aggiungete il riso mescolando bene affinché si insaporisca e sfumate con mezzo bicchiere di vino bianco secco.
Aggiungete un mestolo di brodo vegetale bollente e aspettate che venga assorbito dal riso. Continuate ad aggiungere il brodo, un mestolo alla volta, fino a quando il riso non risulterà cotto.
Mantecate con il parmigiano, pepate e servite.
Buon appetito!

domenica 6 settembre 2015

Un lago di vino: Lagrein 2013 Kaltern



Alcuni abbinamenti li ripeto con maggiore frequenza perché mi sembrano particolarmente riusciti. Con gli straccetti di manzo (alla rucola, ai pomodorini, ai carciofi, ai funghi) mi piace molto il lagrein, vitigno autoctono dell'Alto Adige di alcol moderato, buona acidità, profumi netti ma delicati. Per la cena di ieri, dove gli straccetti erano il piatto principale, ho scelto un Lagrein D.O.C. 2013 Kaltern, ancora con la vecchia livrea della scorsa annata e della giusta maturazione in bottiglia. Viene prodotto da Kellerei Kaltern, la storica cantina sociale del Lago di Caldaro in provincia di Bolzano. 400 soci e 300 ettari vitati sulle colline che circondano il lago per una produzione ampia, di alta qualità e dal prezzo molto onesto che si esprime in una lunga lista di bottiglie diverse. Molte ne ho provate e nessuna mi ha deluso. Il Lagrein di oggi ha un colore molto profondo, rubino, scuro e poco trasparente. Nonostante il tenore alcolico non troppo elevato, ha una certa densità e begli archetti piangono le loro lacrime lente nel bicchiere. Il profumo è sufficientemente ampio, non travolgente ma deciso, con note di ciliegia, rosa, leggerissime spezie e un fondo appena accennato di violetta, mentre all'assaggio il vino è più semplice, fresco e leggermente minerale sugli stessi aromi, con un finale leggermente ammandorlato di media durata e un tannino breve e deciso. Bevuto sul piatto di carne tira fuori il meglio delle sue caratteristiche, si fa leggermente più morbido e con un tratto sanguigno nel finale che accompagna molto bene il sapore degli straccetti appena scottati. Non è un vino di grande complessità o con un carattere esuberante da protagonista, ma ha la giusta dose di profumi e aromi gustativi per essere comprimario di qualità e esaltare buone e delicate preparazioni gastronomiche: su piatti di carne dal sapore delicato e senza salse troppo strutturate (scaloppine in crema di funghi, ad esempio), su formaggi d'alpeggio di media stagionatura, su primi piatti con condimenti di una certa struttura (tagliolini zucca, speck e montasio)... o su quello che più vi piace, alla fin fine. Per i suoi 10€ è un bel prodotto. 84/100.

sabato 5 settembre 2015

Dall'anteprima alla prima: ION è arrivato in enoteca


In un post di aprile, vi avevo parlato di un vino speciale... speciale perché ancora introvabile, una vera anteprima. Vi avevo raccontato la sua storia e quella dei suoi genitori, neo-imprenditori della viticultura per passione definitiva. E vi avevo anche detto come mi avesse convinto per carattere e bevibilità. Da allora ho avuto modo di assaggiarlo ancora e, affinandosi nel tempo, è risultato un prodotto in costante miglioramento, un risultato enologico di buon auspicio per la produzione futura di questa neonata cantina. Oggi ne parlo ancora perché il Campi Taurasini D.O.C. Ion 2013 - Stefania Barbot è arrivato in alcune enoteche e ristoranti d'Italia e è finalmente disponibile al pubblico. Il giudizio degli appassionati deciderà le sorti di questo vino e della passione che lo ha realizzato. Io l'ho giudicato un buon prodotto, che merita di certo la considerazione di chi ama bere bene quando si tratti di scegliere un aglianico in purezza. Se doveste provarlo, mi direte voi.  Potete trovarlo di sicuro da:

Enoteca Marco Costantini - Roma (Marco è un amico e il suo negozio uno dei posti migliori dove cercare una buona bottiglia al prezzo giusto... magari una volta recensisco anche la sua enoteca, piccola ma imperdibile)