sabato 12 settembre 2015

Nero d'Avola D.O.C. 2012 Morgante



Quello di oggi è uno dei vini con il miglior rapporto qualità prezzo che conosca e una continua riconferma di valore enologico anno dopo anno.
Lo compro da anni e lo bevo sempre con soddisfazione. 8€ spesi benissimo per un vino che dà emozioni e rimane impresso nella memoria.
Il Nero d'Avola Morgante ci offre in purezza il vitigno autoctono, una volta utilizzato solo come uva da taglio e oggi assurto alla dignità di una DOC con interessanti rappresentanti, come il meraviglioso Don Antonio, suo fratello maggiore di ben altro prezzo. La cantina che lo produce, l'azienda Morgante situata sulle colline della provincia di Agrigento, ha fatto del nero d'Avola il suo unico cavallo di battaglia focalizzando su di esso la ricerca della massima qualità estraibile da quell'uva.
Il Nero d'Avola è il suo prodotto base, se così si può definire un vino tanto piacevole e complesso. 
La vendemmia 2012 ha un colore rubino brillante, limpido sì, ma di una limpidezza molto densa e con dei riflessi molto belli. È un vino di peso, dall'elevato contenuto alcolico, il sole di Sicilia gli ha donato un corpo ricco e denso che si mostra in lente evoluzioni sulle pareti del cristallo. Ha un profumo intenso e complesso che a note di base di ciliegia accompagna ricordi di spezie, pepe, liquirizia e... salamoia! Strano? Oggi molto meno che nel passato. In bottiglie di annate precedenti, il profumo e il sapore della salamoia dei cartocci di olive verdi che vendevano nei parchi quando ero bambina erano inequivocabili, seppur declinati benissimo in una armonia generale con il resto della struttura aromatica e rappresentavano la nota individualissima di questo vino. Una nota così marcata e particolare di olive che permetteva abbinamenti azzardati e sperimentali con il cibo, ad esempio con una bella tagliata di tonno fresco al sesamo, come ricordo di aver fatto con un'annata 2008. Nel Nero d'Avola 2012 quel carattere così speciale rimane appena riconoscibile, sia al naso che al palato, celato da una sfumatura ben più marcata di liquirizia e da accenni aromatici di resina di pino. Tutto lo spettro di aromi è amalgamato con bella armonia nel gusto, fresco nonostante una certa molle dolcezza e con un tannino preciso e non predominante. Termina con un finale non troppo lungo su note eteree e con un retronaso che ricorda un po' il caffè. Non ha l'opulenza, l'eleganza e la forza dei grandi vini, ma per quanto costa è difficile immaginare di poter rimanere delusi dalle molte sensazioni che offre. Un plauso, dunque, anche per questa annata, dal profilo meno unico delle precedenti ma dagli aromi più nobili e armonici. 86/100 per un vino adatto a molta cucina, alle carni e ai formaggi, ma anche a bei primi conditi con verdure e ragù, melanzane alla parmigiana o ai peperoni ripieni con i quali l'ho gustato io.

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