lunedì 5 ottobre 2015

Aglianico del Taburno D.O.C. Fidelis 2011 Cantina del Taburno



La Dormiente del Sannio, adagiata in terra campana, sogna profondi sogni di vino da millenni. Uve elleniche (aglianico) e vini romani, come il Kapnios citato nella Naturalis Historia, amarone ante litteram, hanno estratto vitalità dalle oniriche essudazioni dei suoi versanti. Sono terre argillose e calcaree, che dopo alcuni secoli bui di relativo abbandono dalla tarda romanità al termine del medioevo, da ormai lunghe epoche danno origine a vini apprezzati e esportati. Più di cento anni fa nasce il consorzio agrario di Benevento e negli anni '70 la Cantina del Taburno, come risorsa sociale della zona, vasta per produzione di bottiglie di buona fattura e di prezzo vario ma mai eccessivo.
Sarà per il carattere robusto e potente, sarà per quel suo nome che evoca l'antica enologia mediterranea e omeriche bevute, a me l'aglianico è sempre piaciuto molto in abbinamento ai formaggi a pasta dura, a quei pecorini e caciocavalli di altrettanto mitologica memoria. Cacio, olive e vino... e, se ne bevo abbastanza, posso parlare anche greco!
Così, su una selezione adeguata di prodotti caseari, ho stappato una bottiglia di Fidelis 2011, un aglianico di medio blasone e senza pretese di eccellenza, e mi sono lasciata trasportare ai tempi della scuola, quando quelle leggende e quella lingua, in assenza del vino, mi rimanevano ben più indigeste.
Il Fidelis è rosso rubino, non molto trasparente, non densissimo e leggermente tendente al granato nell'unghia. Il profumo non stupisce per complessità, ampiezza e profondità, ma porta buone note di ciliegia, pepe e spezie, con un finale appena accennato che ricorda l'aroma del fondo di cottura di uno spezzatino di manzo al sugo... un sentore che si riconosce, proprio leggero, leggero alla fine, probabilmente dovuto al passaggio in botte e al legno già utilizzato delle barriques. Al sorso è piuttosto asciutto e caldo, con un bel tannino secco e preciso, perfetto sul grasso sapore dei formaggi, e un finale non troppo lungo e leggermente ammandorlato che si stempera sulla pastosità dei pecorini.
Nel complesso è un aglianico di buona qualità e fattura, semplice e piacevole, non troppo lavorato e molto vicino alla caratteristiche proprie del vitigno. Prodotto generoso sui cibi, un po' meno da solo. 84/100 nel mio giudizio e 11€ sugli scaffali.

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